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Quando nel 1984 il gallerista Luciano Inga Pin decise di riunire nella sua sede milanese un gruppo di giovani artisti, battezzandoli con l'ambiziosa etichetta di "nuovi futuristi", non recuperava a vuoto il nome, ma ne sottolineava la discendenza da Balla, Depero e dal celebre manifesto "Ricostruzione futurista dell'universo", firmato nel 1915. Il volume testimonia l'occasione di un confronto tra le opere di questi artisti e quelle del maestro Depero nella sua Casa d'Arte di Rovereto. I nuovi futuristi, infatti, riprendono e potenziano i punti di forza del manifesto, soprattutto rispetto a un'arte plastica essenziale, sempre al confine tra design e pubblicità, fumetti e cartoni animati.